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Tissaferne: differenze tra le versioni

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===Ruolo nella Guerra del Peloponneso===
{{vedi anche|Guerra deceleica}}
Nel [[413 a.C.|413]] fu nominato Carano ovvero comandante in capo delle truppe persiane in Asia Minore ottenendo anche la [[satrapia]] di [[Lidia]] e [[Caria]], in luogo del satrapo Pissutne che si era ribellato al Gran Re. Giunto a Sardi si sbarazzò di Pissutne corrompendone le truppe ed inducendolo ad arrendersi dietro un salvacondotto quando, invece, fu portato dal Gran Re, [[Dario II]], che lo mise a morte<ref name= Smith1153 > {{Cita|Smith|p. 1153}}.</ref>.
La rivolta, tuttavia, riprese sotto il comando di Amorge, figlio illegittimo di Pisutne che per alcuni anni riuscì a scuotere la fedeltà della Caria<ref name= Tucidide8.5 > {{Cita|Tucidide|VIII, 5}}.</ref>.
 
Nel [[412 a.C.]], avendogli il Gran Re chiesto un forte tributo che non poteva pagare poiché Atene si era opposta<ref name= Smith1153 /> inviò due messaggeri a Sparta promettendo danaro e supporti in cambio del diritto di occupare le ricche città greche della [[Ionia]], tradizionalmente legate ad [[Atene]]. Così scrive Tucidide:
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Nello stesso tempo Tissaferne prese contatti anche con i cittadini di Chio i quali, consci della debolezza di Atene, intendevano ribellarsi e, grazie alla sua influenza, li indusse ad inviare ambasciatori a Sparta<ref name= Tucidide8.5 />.
Tuttavia, Tissaferne non era il solo che cercava di conquistare l'amicizia di Sparta: infatti, [[Farnabazo II]], satrapo della Frigia ellespontica, incapace anch'egli di riscuotere i tributi per l'opposizione di Atene, si rivolse a Sparta con i medesimi propositi del collega<ref name= Tucidide8.6 > {{Cita|Tucidide|VIII, 6}}.</ref>.
Gli spartani si divisero tra i coloro i quali intendevano privilegiare l'alleanza con Farnabazo e quindi il fronte dell'Ellesponto e quelli che favorivano Tissaferne ovvero l'annichilimento dei domini ateniesi nel basso Egeo<ref name= Tucidide8.6 />.
Alla fine gli spartani, su impulso di Alcibiade, che aveva stretto amicizia con l'eforo [[Endio]], optarono per Tissaferne e decisero di inviare, dopo un'accurata verifica, navi e appoggio militare ai chii<ref name= Tucidide8.6 />.
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Poco tempo dopo, Tissaferne, approfittando dell'arrivo di truppe spartane a Trichiussa, vicino Mileto, si presentò a loro e li indusse ad attaccare Iaso, la piazzaforte di Amorge, figlio di Pissutne e nemico del satrapo. Il successo fu totale: gli spartani conquistarono la città e catturarono vivo Amorge che consegnarono a Tissaferne ed in più ottennero i servigi dell'esercito di mercenari di quello<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 28}}.</ref>.
 
Nell'inverno di quell'anno, Tissaferne, dopo aver fortificato Iaso, si diresse a Mileto ove, ottemperando agli accordi, pagò lo stipendio alla flotta spartana: una dracma attica a testa per ogni combattente al giorno al quale sarebbe seguito uno stipendio mensile di tre oboli<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 30}}.</ref>.
 
Con l'anno nuovo, gli Spartani, poco convinti del trattato precedente stipulato da Calcideo, ritenuto troppo poco vantaggioso nei loro confronti<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 37}}.</ref>, strinsero una nuova intesa con Tissaferne nei seguenti termini:
 
{{Citazione|Convenzione degli Spartani e dei loro alleati con il re Dario, con i figli di Dario e con Tissaferne. Si negoziano una pace e un accordo di amicizia ai patti seguenti. Quante contrade e città sono possesso del re Dario o del padre suo e degli antenati, contro di esse non muoveranno guerra, né faranno atti d'ostilità, gli Spartani o gli alleati di Sparta. Proibito per Sparta e per i suoi alleati esigere tributi dalle suddette località. Analogamente il re e la gente dei suoi domini si asterrà dal portare la guerra o dall'infliggere danni agli Spartani e agli alleati di Sparta. Se gli Spartani o i loro alleati saranno nella necessità di ricorrere all'assistenza del re o, viceversa, il re all'aiuto di Sparta o degli alleati, le potenze raggiungano un punto d'accordo e vi si attengano stimandolo legittimo. Le parti condurranno in comune la guerra contro Atene e contro i suoi alleati. Cesseranno insieme le ostilità quando eventualmente si decida la pace. Tutte le milizie che il re chiamerà ad operare sul proprio territorio saranno mantenute a spese del re. Se una qualunque città tra quelle che hanno sottoscritto la convenzione con il re attaccherà i domini del re, gli altri la respingano e difendano il re con tutte le proprie forze. Se qualche città del territorio del re, o sottomessa al suo dominio, alzerà le armi contro gli Spartani o gli alleati, il re lo impedisca, e accorra alla difesa con ogni forza.|Tucidide, ''Guerra del Peloponneso'', VIII, 37}}
 
Tuttavia, neppure questo secondo accordo soddisfò gli spartani che dopo alcuni mesi iniziarono a metterlo in discussione anche perché pochi accettavano di cedere l'intera Ionia al Gran Re.
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==== Rapporti con Alcibiade ====
In tali circostanze, rese ancor più incerte dall'uccisione di Calcideo e dallo scontro di Mileto, Alcibiade divenuto sospetto ai Peloponnesiaci e al re Agide, decise di trasferirsi presso Tissaferne. Col tempo, preoccupato, prese, con ogni sua malizia, a guastare le relazioni tra questo personaggio e il Peloponneso<ref name= Tucidide8.45 > {{Cita|Tucidide|VIII, 45}}.</ref>.
 
Infatti, a poco a poco, Alcibiade divenne divenne braccio destro e guida del satrapo in tutte le risoluzioni: gli ispirò di tagliare il soldo all'armata dei peloponnesiaci, così da ridurre la dracma attica a tre oboli e in ogni caso di pagarli irregolarmente dietro il pretesto che le truppe non spendessero il proprio danaro nell'ozio<ref name= Tucidide8.45 />.
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Dopo la convenzione, Tissaferne si preparava a far scendere in campo la flotta fenicia, secondo gli accordi stipulati, e in generale a dar corso a tutte le promesse fatte o almeno desiderava che si notasse la sua buona disposizione.
 
Tale strategia fu seguita da Tissaferne anche dopo il richiamo di Alcibiade ma la rivalità con Farnabazo, che al contrario perorava l'intervento diretto in favore di Sparta, lo indebolirono notevolmente sul piano politico.
 
==== Destituzione in favore di Ciro ====
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===I Diecimila===
{{vedi anche|Diecimila (Anabasi)}}
Lo stesso anno morì Dario, e gli succedette Artaserse, suo primogenito, col nome di [[Artaserse II]]. Tissaferne denunciò immediatamente Ciro per cospirazione, e questi fu imprigionato a [[Susa (Elam)|Susa]] l'anno successivo<ref name= Anabasi1 > {{Cita|Senofonte|I, 1}}.</ref>. Riabilitato per intercessione della madre [[Parisatide]], Ciro riottenne rango, onori ed il governo di Lidia e Cappadocia, con l'aggiunta della Caria<ref name= Anabasi1 />.
 
Nonostante ciò, furioso per il pericolo corso e per l'affronto subito e forte dell'appoggio della madre, Ciro comincia a meditare di sottrarsi alla potestà del fratello e di sostituirsi a lui sul trono. A tale scopo, cerca di accattivarsi gli ospiti stranieri e comincia ad arruolare un esercito di mercenari greci spargendo la voce che Tissaferne minaccia le isole<ref name= Anabasi1 />.
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Tissaferne, tuttavia, riuscì a fuggire da Mileto con un piccolo distaccamento e così facendo poté avvisare il sovrano della rivolta del fratello.
 
Ciro continuò ad avanzare indisturbato fino a Cunassa, a circa 70 &nbsp;km da Babilonia<ref name= Anabasi8 >{{Cita|Senofonte|I, 8}}</ref>. Nella [[Battaglia di Cunassa|battaglia]], Artaserse conferì a Tissaferne il comando dell'ala sinistra dell'esercito mentre il sovrano si poneva al centro dello schieramento. Lo scontro fu incerto dato che Ciro, dopo aver sconfitto la cavalleria persiana e messo in fuga seimila soldati della guardia reale, disperse le truppe e quindi, sopraffatto dal contrattacco, fu ucciso; alla sinistra, invece, i [[Diecimila (Anabasi)|Diecimila]] mercenari greci, rotte le linee nemiche, inseguirono i soldati del Gran Re infliggendo loro forti perdite, finché, quando oramai è sera, apprendono della morte del loro comandante<ref name= Anabasi8 />.
 
A seguito della battaglia, Tissaferne inviò il suo secondo, il greco Falino, esperto di strategia, a trattare con i [[Diecimila (Anabasi)|Diecimila]] offrendo loro una tregua in cambio della consegna delle armi<ref name= AnabasiII3 >{{Cita|Senofonte|II, 3}}</ref>.
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Passati diversi giorni, Tissaferne, con inganni ed intrighi, attira a sé gli ausiliari persiani che erano stati arruolati da Ciro, isolando quindi i greci, per poi raggiungerli con le proprie truppe e mettersi in marcia<ref name= AnabasiII4 >{{Cita|Senofonte|II, 4}}</ref>.
 
Per alcuni giorni entrambi gli eserciti, quello greco e le truppe di Tissaferne procedono verso l'Assiria fino a giungere al ponte sul Tigri. Allora, Tissaferne inviò due soldati con il compito di fingersi disertori e rivelare ai greci della sua intenzione di scagliare un attacco dal ponte del Tigri per indurli a presidiare o a distruggere il ponte legittimando la rottura della tregua<ref name= AnabasiII4 />.
 
I greci, tuttavia, capiscono l'inganno e rifiutarono di distruggere il ponte ma pochi giorni dopo [[Clearco di Sparta|Clearco]], comandante in capo dei mercenari, chiese a Tissaferne di discutere con lui direttamente. Tissaferne, dunque, lo accolse amichevolmente e, dopo uno scambio di battute, invita Clearco, gli altri strategi e i locaghi, rispettivamente i generali e i comandanti di reparto, al proprio accampamento dietro il pretesto di comunicare ai comandanti greci i nomi dei disertori e di coloro i quali avevano fornito ai greci le voci false<ref name= AnabasiII5 >{{Cita|Senofonte|II, 5}}</ref>. Al colloquio, tuttavia, Tissaferne venne meno ai patti e fece uccidere tutti i comandanti per poi inviare al resto dell'esercito di aver giustiziato Clearco in quanto aveva violato la tregua stipulata<ref name= AnabasiII5 />.
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==Note==
{{<references}}/>
 
==Bibliografia==
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* {{SmithDGRBM|articolo=Tissaphernes|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=tissaphernes-bio-1&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0104|cid=Smith}}
* {{Iranica|articolo=Čiθrafamah|url=http://www.iranicaonline.org/articles/cirafarnah-elamite}}
* {{cita libro|autore=F. Bodenstedt|titolo=Satrapen und Dynasten auf phokäischen Hekten|anno=1976|editore=Schweizer Münzblätter|città= }} (pp. 69-75&nbsp;69–75.)
* {{cita libro|autore=J. M. Cook|titolo=The Persian Empire|anno=1983|editore= |città=Londra}}
* {{cita libro|autore=S. W. Hirsch|titolo=The Friendship of the Barbarians. Xenophon and the Persian Empire| anno=1985|editore= |città= Hannover/Londra }}