Santa Lucia del Mela: differenze tra le versioni
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|Zona sismica = 2
|Gradi giorno =
|Nome abitanti = ''Luciesi'' o (''Santa Lucioti'' in [[Lingua siciliana|siciliano]])
|Patrono = [[santa Lucia
|Festivo = 13 dicembre
|PIL =
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Sul declivio del colle, durante l'[[Storia della Sicilia islamica|Epoca islamica]], venne costruita anche una moschea fortezza, trasformata poi nell'alto Medioevo nella Chiesa di S. Nicola. Nella zona esisteva, come ricorda il nome di una via, un Lavacro dei [[Saraceni]], lavatoio pubblico riservato alle donne musulmane ed una tomba con l'iscrizione [[Siculo-arabo|araba]] andata perduta.
[[File:Roman Tomb Santa Lucia del Mela.jpg|thumb|left|Tomba romana del II secolo a.C.]]
Con la nascita del [[Regno di Sicilia]], il Gran Conte [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero I]], per adempiere al voto, dopo la vittoria sugli [[Storia della Sicilia islamica#Emirato di Sicilia|arabi]], fece costruire una chiesa ai piedi del castello dedicandola alla [[Santa Lucia da Siracusa|Santa Martire Lucia]] di cui era devoto ([[1094]]).
Da quella data l'arcaico nome Mankarru scompare per far posto a quello cristiano di Santa Lucia. Nel [[1206]], con l'istituzione della prelatura ''nullius'' da parte di re [[Federico II di Svevia|Federico II di Sicilia]] che aveva scelto il nostro sito come luogo di svago e di riposo, il tempio ruggeriano diviene Cattedrale. Da allora ben 67 Prelati si sono succeduti sulla cattedra luciese rendendo memorabile la città che si è via via arricchita di magnifiche chiese e di numerose opere d'arte. Fatto ancor più singolare, il Prelato di Santa Lucia era insignito dell'onore di svolgere le mansioni di cappellano Maggiore del [[Regno di Sicilia]] e come tale aveva il diritto di sedere nel [[Parlamento siciliano]] all'11 posto.
Re [[Federico III di Sicilia]] fece fortificare la città munendola di cinta muraria e ristrutturando il vetusto castello; Con un proclama invitò la popolazione della Piana, soggetta a ricorrenti scorrerie piratesche, a stabilirsi a S. Lucia, che venne anche ripopolata con una [[Lombardi di Sicilia|colonia lombarda]]. Fu anche sede di un'importante [[Giudecca (quartiere ebraico)|Giudecca]], una numerosa comunità ebraica individuata nell'attuale zona della Candelora fino al [[1492]], anno della loro espulsione dal [[Regno di Sicilia]]. Fiorente è stata l'industria della seta e l'attività mineraria dovuta allo sfruttamento di galena argentifera. La città, in quanto demaniale, poteva vantare molte famiglie nobili. Magnifiche chiese, palazzi, fontane avanzi di architettura medievale e rinascimentale fanno di Santa Lucia del Mela una città, meta d'obbligo per gli amanti del turismo culturale.
=== Il primitivo toponimo di Santa Lucia del Mela ===
La città si cominciò a chiamare "del Mela" solo a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Fu infatti nella seduta consiliare del 29 novembre [[1862]], che gli amministratori luciesi deliberarono che la città anziché denominarsi col tradizionale "de Plano Milatii" (della piana di [[Milazzo]]), assumesse il titolo distintivo del Mela, dal fiume che le scorre accanto, sul fianco sinistro. Il nome originario di questo fiume era Melas, e secondo [[Tommaso Fazello]], anche [[Milazzo]] (Mylas) prese il nome da esso. La vecchia denominazione de Plano Milatii, rimontava probabilmente all'[[XI secolo]], quando il Gran Conte [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero I]], dopo un trentennio di guerra sanguinosa, riuscì a costituire il primo embrione del [[Regno di Sicilia]] dopo la rovinosa fine dell'[[Emirato di Sicilia]]. Ma prima della nascita del Regno di Sicilia, al tempo degli [[Arabi]] e nel periodo bizantino, qual era il nome originario della città? Si deve al dotto monsignor [[Alfonso Airoldi]], se si conosce la sua antica denominazione. Egli fu per quattordici anni, e cioè dal [[1803]] al [[1817]], prelato ordinario della Prelatura locale e trattando dell'invasione musulmana del [[IX secolo]] nelle contrade luciesi, fa sapere che il nome Mangarruna (di cui Mankarru non è che la forma sincopata) era un tempo attribuito non al colle, come al presente, ma al sottostante centro abitato. Rileggendo infatti le annotazioni dell'Airoldi al codice diplomatico arabo-siculo, si trova questa sua esplicita e chiara affermazione: <Mankarru, questo villaggio, era in quel luogo dove oggi è Santa Lucia. Il vicino monte ritiene tuttora il nome di Mankarru. Sotto gli [[Hohenstaufen|Svevi]] fu destinato per sua villa dall'imperatore Federico II>. Perciò non si può dubitare che Mankarru fosse il primitivo nome della cittadina.
=== L'invasione musulmana a Santa Lucia e la costruzione del Castello ===
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Della bicentenaria permanenza musulmana ci resta a S. Lucia (oltre l'imponente mole del castello) una misteriosa testimonianza, indicata dalla targa stradale “via o vico Lavacro dei [[Saraceni]]”, che si legge nella parte più tipicamente medievale dell'abitato. In tale Lavacro dei Saraceni, il Di Giovanni – alludendo a un massiccio edificio antico esistente tuttora in un vicino giardinetto, sotto la curva stradale, poco al di sotto del sito di detta targa – più che un bagno riconosce una tomba: “… e a me è parso – egli scrive – l'avanzo di una tomba musulmana, quadrata con cupola sopra, al muro della quale era un lapide marmorea con iscrizione, che, o fu distrutta per ignoranza ovvero rubata, restando visibile il posto dov'era murata internamente”. Monsignor Salvatore Cambria – che fu a S. Lucia ispettore onorario ai monumenti – precisa ancor più: “ Nel [[1931]] notai che la costruzione, a pianta quadrata, a muri dello spessore di oltre un metro in conci tufacei squadrati, come si rileva là dove l'intonaco – per adibire l'ambiente a costerna – è cascato. Il lato rivolto a est ha una finestra a tutto sesto, attraverso la quale si può osservare l'interno; termina con una cornice sagomata al di sopra della quale si nota il luogo dov'era incastonata la lapide”. “È una costruzione di forma quadrata – ripete lo storico luciese Carmelo Maggio – nella valle, a piè del quartiere già occupato dagli [[Arabi]] nel [[IX secolo]]. Due arcate di travertino, l'una rivolta a nord e l'altra a oriente, servivano di luce e di accesso al tempio[…]” . Come si vede, si tratta di un edificio assai antico e di non poca importanza archeologica – dato che esso – solo in tempo posteriore trasformato a cisterna – è abbastanza staccato dal groviglio delle viuzze, ove è posta la predetta targa stradale, dovrebbe trattarsi – come sostiene padre Giovanni Parisi – non di una ma di due distinte memorie saracene: quella di una tomba sepolcrale o cimiteriale, e quella del Lavacro vero e proprio dentro l'abitato, indicato ancora dalla targa. Il quale Lavacro non dovette essere propriamente una piscina o vasca per bagno, come potrebbe supporsi, ma piuttosto un comune lavatoio, riservato – secondi i rigidi regolamenti in vigore durante la dominazione – alle donne saracene. Il Casale di Santa Lucia – data la sua non poca importanza del castello e l'amenità e feracità delle sue campagne – avrà dovuto ospitare una cospicua colonia di gente musulmana, e quindi avrà dovuto avere anche in Mankarru, un proprio ghetto o “rabato”, come veniva allora chiamato il quartiere delle loro abitazioni, un proprio luogo di culto o moschea (sul sito dove sorge la chiesa di San Nicola), un proprio cimitero (nel sopracitato giardinetto, negli anni sessanta degli scavi hanno riportato alla luce delle ossa umane) e, naturalmente, un lavatoio riservato alle proprie donne.
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La più antica notizia riguardante la locale chiesa si riscontra in due diplomi del conte Ruggero dell'anno [[1094]]: “Ecclesiam Sanctae Luciae sitam in campania Milatii”. In un documento datato sempre [[1094]], Roberto, primo vescovo di [[Messina]], nomina per prima, tra le chiese riedificate dal conte Ruggero, quella di Santa Lucia. Anche il re Ruggero, in un suo [[diploma]] del [[1124]], nomina subito dopo la chiesa di [[Diocesi di Patti|Patti]] quella di Santa Lucia. Nel [[1132]], il re [[Ruggero II]], nel palazzo reale di [[Palermo]], fondava una grandiosa e monumentale Cappella che affidava a un cappellano maggiore, il quale venne insignito di una propria sede nel [[1206]], essendo Stato preposto alla chiesa di S. Lucia de Plano Milatii<ref>R. Pirri, ''Sicilia sacra'', volume II, p. 1334</ref>.
Proprio in quell'anno, essendo morto Stefano, vescovo di [[Patti]] e Lipari, l'imperatore Federico II (o chi per lui, essendo ancora in minore età) staccò il territorio di S. Lucia dalla diocesi di [[Patti]] e lo cedette al suo cappellano maggiore Gregorio Mostaccio (di chiare origini luciesi), che risulta in tal modo il primo prelato della più antica prelatura “nullius” (cioè, di nessuna diocesi), come risulta anche dall'Annuario pontificio. Questa prelatura, territorialmente piccola, è da considerarsi grande per il patrimonio storico, artistico, culturale che rappresenta e luogo privilegiato di fede. Basti ricordare il beato [[Antonio Franco (beato)|Antonio Franco]] che ha tracciato una scia luminosa per esempio di virtù e santità. Non a caso [[papa Giovanni XXIII]] nella bolla di nomina di mons. [[Francesco Tortora]] (64º prelato), che resse la Prelatura dal [[1962]] al [[1972]], dichiarava: “La Prelatura di S. Lucia del Mela è stata resa nota e illustre dalla sua storia, dalla bellezza delle sue chiese e dalla sentita pietà dei suoi abitanti, ravvivata dallo zelo dei suoi presuli”. In seguito al riordino delle Circoscrizioni ecclesiastiche, con decreto della Santa Sede, nell'ottobre del [[1986]], la prelatura di Santa Lucia del Mela e la Diocesi di Lipari venivano unite all'arcidiocesi di [[Messina]], che assumeva la nuova denominazione di [[Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela]]. La Cattedrale luciese e quella di [[Lipari (Italia)|Lipari]] diventano concattedrali, e i rispettivi santi patroni Lucia e Bartolomeo patroni dell'[[Arcidiocesi]].
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Lo stemma ed il gonfalone del Comune di Santa Lucia del Mela sono quelli storici, così descritti:
{{citazione|Fondo azzurro, col monte d'oro movente dall'
Il gonfalone è un drappo di bianco ornato di ricami d'oro.
▲''<small>e la S. Lucia al naturale movente delle nubi nel cantone sinistro del capo. Lo scudo accollato nell'aquila spiegata di nero, coronata d'oro»</small>''
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
* [[Concattedrale di Santa Maria Assunta (Santa Lucia del Mela)|Concattedrale di Santa Maria Assunta]]: il tempio ruggeriano del [[1094]] ad una sola navata e col prospetto rivolto verso il Palazzo Prelatizio, venne ricostruito tra il 1590 ed il 1642<ref name="Touring Club Italiano-901">{{Cita|Touring Club Italiano|
* [[Chiesa dell'Annunziata (Santa Lucia del Mela)|Chiesa dell'Annunziata]]: l'Annunziata, monumentale chiesa ([[XV secolo]]), a tre navate divise da 10 colonne di conglomerato e arenaria, delle quali due con capitelli di stile corinzio, diverse dalle altre con capitelli di stile dorico, si presumono provenienti dal
{{galleria
|larghezza=250px
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|File:Chiesa e Convento San francesco Santa Lucia del Mela.jpg|Chiesa e Convento di San Francesco
|File:Chiesa Santa Maria Bambina.jpg|Chiesa di Santa Maria Bambina
}}
* Chiesa del Sacro Cuore: la chiesa ed il convento di S. Maria del Gesù (S. Cuore) risalgono alla prima metà del Cinquecento. La chiesa, ad un'unica navata, è stata ricostruita nel [[1881]]. L'adiacente chiostro con 24 colonne in pietra arenaria è del [[1521]]. Sul portone principale del prospetto, un'aquila reale di marmo riccamente istoriata. L'interno presenta:
* Chiesa San Nicola: la chiesa
* Chiesa del Rosario: eretta nel secolo XVI a ridosso della
* [[Chiesa dei Cappuccini (Santa Lucia del Mela)|Chiesa dei Cappuccini]]: la
* Chiesa di Sant'Antonio Abate: risale al secolo XVI ed era la cappella privata del sindaco. Vi si trovano una bella statua del santo eremita di fine 1700 e una commovente scultura lignea del ''Gesù
* Chiesa di San Francesco: la chiesa ed il convento omonimo (trasformato in ospedale nel [[1902]] e successivamente nella casa di riposo per anziani
* Chiesa di Santa Caterina:
* Chiesa di Santa Maria:la
* Chiesa della Misericordia: chiesetta del [[XVI secolo]] si trova in contrada Misericordia. La chiesa che vediamo oggi non aveva quello aspetto, infatti ha dovuto subire mezzo secolo fa
* Chiesa della Madonna della Provvidenza: chiesetta del [[1963]] situata in contrada San Nicola, frazione
* Chiesa di San Giovanni: nell'antico feudo normanno di Pancaldo. Oggi Borgo di S. Giovanni frazione di S. Lucia del Mela, incastonata nel palazzo baronale si trova l'antica chiesetta dedicata agli
==== Chiese chiuse al culto ====
▲* San Sebastiano, del [[1400]] circa.(salone parrocchiale)
* Santa Maria dell'Arco, del [[1466]]
* Candelora o Purificazione, del [[XVI secolo]] (oratorio parrocchiale)
==== Chiese andate perdute ====
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* Delle Anime del Purgatorio, del [[1600]] (ruderi)
* San Carlo, del [[1600]] (andata perduta)
*Santissima Trinità, del [[XVI secolo]] (ruderi).
*Gesù e Maria, del [[XVI secolo]] (ruderi)
==== Conventi ====
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* Santa Maria del Gesù dei frati Minori Osservanti, del [[1521]] (oggi Sacro Cuore dei frati del T.O.R.)
* Monastero suore Benedettine, del [[1583]] (sussistono alcuni resti)
* Ex Convento Dei Cappuccini, del [[1610]]
* Ex Convento dei frati francescani, del [[1622]] (oggi casa di riposo "Can. Luigi Calderonio")
* Ex Convento, [[1500]] Contrada Grazia (sussistono alcuni resti)
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|File:Palazzo, Borgo.jpg|Palazzo Galluppi
}}
* Palazzo Vescovile: costruito nel [[1608]] da Mons. Rao Grimaldi (35 Prelato), il quale acquistata la grande “casa” semidiruta sita in Piazza Maggiore (Piazza Duomo), a fianco della “Casa della Città” (Municipio), per onze 300 affida l'esecuzione dei lavori al maestro Filippo Feriati<ref name="Touring Club Italiano-901" /> da [[Novara di Sicilia]] (suo è anche il progetto della Cattedrale). Quando l'edificio fu terminato Mons. Rao, con atto dell'otto novembre [[1613]] ne fece donazione al Re come abitazione dei Prelati successori. Il Palazzo riuscì bello ed elegante, costruito con vive pietre scolpite e con annesso un grazioso giardinetto. Nel prospetto, bel portale bugnato che termina con due pilastri sopra i quali sono scolpite le armi gentilizie di Mons. Rao. Subì danni ingenti in seguito al terremoto del 5-7 febbraio [[1783]]. Negli anni venti Mons. Ballo (58 Prelato) lo rese assai decoroso con pavimenti in marmo policromo e damaschi alle pareti. Abbellì la Cappella con un artistico altare del [[1757]] su cui troneggia una statuetta marmorea delle “[[Madonna di Trapani (titolo)|Madonna di Trapani]]”. Le numerose opere d'arte che si trovano nei vari saloni fanno parte del Museo Diocesano della Prelatura alla cui realizzazione ha profuso tante energie Mons. Raffaele Insana.
* Palazzo Comunale: al centro del prospetto, stemma marmoreo del Comune rappresentato da un'aquila recante un'effigie di S. Lucia. Il palazzo conserva al suo interno l'archivio storico, uno dei più completi e interessanti della Provincia. Si custodiscono, rilegati in pergamena, importanti collezioni di documenti e manoscritti delle più remote antichità, la maggior parte riguardante le varie attività amministrative: Corte Civile, Corte Giuratoria e “Insinue” del notaio Parisi che vi sunteggiò interno al [[1750]] gli atti più importanti degli antichi notari in una “Giuliana” di 11 volumi e le “scritture” di Don Marco Cocuzza.
* Palazzo Basile-Vasari: risale al [[1770 circa]]. Il prospetto che non ha subito alcuna manomissione nel tempo, oltre al portale in pietra presenta lo stemma nobiliare della [[Basile (famiglia)|famiglia Basile]].
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La popolazione di Santa Lucia del Mela è andata sempre più diminuendo. Contava 7.345 abitanti nel 1936, {{chiarire|oggi}} ne conta 4.453.
{{Demografia/Santa Lucia del Mela}}
=== Etnie e minoranze straniere ===
Secondo le statistiche [[ISTAT]] al 1 gennaio [[2021]], la popolazione straniera residente nel comune era di 115 persone.
=== Tradizioni e folclore ===
Particolarmente sentite sono le ricorrenze legate alla [[Madonna della Neve]] (5 agosto), considerata la più antica del paese, e alla [[patrona]] [[Santa Lucia]] (13 dicembre)
== Cultura ==
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== Sport ==
La Pro Mende calcio è ASD Melas Sono società calcistiche locali e sono state fondate nel 1930 e nel 2017. Militano nel campionato di Promozione
== Note ==
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