Erich Priebke: differenze tra le versioni

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La [[Corte di Cassazione]] annullò quella sentenza, disponendo così un nuovo processo a carico di Priebke. Egli fu prima condannato a 15 anni, poi ridotti a 10 per motivi di età e di salute; poi, nel marzo [[1998]], la [[Ordinamento giudiziario militare italiano|Corte d'appello militare]] lo condannò all'[[ergastolo]]<ref>[http://www.difesa.it/GiustiziaMilitare/RassegnaGM/Processi/Priebke_Erich/Pagine/13_07-03-98.aspx Sentenza della Corte militare di appello di Roma, in data 07.03.1998]</ref>, insieme all'altro ex membro delle [[Schutzstaffel|SS]] [[Karl Hass]]. La sentenza è stata confermata nel novembre dello stesso anno dalla [[Corte di Cassazione]]<ref>[http://www.difesa.it/GiustiziaMilitare/RassegnaGM/Processi/Priebke_Erich/Pagine/15_sentenza_16-11-98.aspx Sentenza della Corte Suprema di Cassazione, in data 16.11.1998]</ref>; a causa della sua età avanzata, sia a Priebke che ad Hass fu concessa la detenzione domiciliare.
La [[Corte di Cassazione]] annullò quella sentenza, disponendo così un nuovo processo a carico di Priebke. Egli fu prima condannato a 15 anni, poi ridotti a 10 per motivi di età e di salute; poi, nel marzo [[1998]], la [[Ordinamento giudiziario militare italiano|Corte d'appello militare]] lo condannò all'[[ergastolo]]<ref>[http://www.difesa.it/GiustiziaMilitare/RassegnaGM/Processi/Priebke_Erich/Pagine/13_07-03-98.aspx Sentenza della Corte militare di appello di Roma, in data 07.03.1998]</ref>, insieme all'altro ex membro delle [[Schutzstaffel|SS]] [[Karl Hass]]. La sentenza è stata confermata nel novembre dello stesso anno dalla [[Corte di Cassazione]]<ref>[http://www.difesa.it/GiustiziaMilitare/RassegnaGM/Processi/Priebke_Erich/Pagine/15_sentenza_16-11-98.aspx Sentenza della Corte Suprema di Cassazione, in data 16.11.1998]</ref>; a causa della sua età avanzata, sia a Priebke che ad Hass fu concessa la detenzione domiciliare.


La vicenda giudiziaria, per la distanza temporale dagli eventi, la subalternità di Priebke nei confronti di [[Herbert Kappler]], le pressioni della piazza dopo la prima sentenza e l'atteggiamento di esponenti del governo come l'allora Guardasigilli [[Giovanni Maria Flick]], suscitarono anche critiche e perplessità in altre fasce dell'opinione pubblica e da parte di politici, intellettuali e giornalisti quali [[Indro Montanelli]], che pure ricordò come la strage fosse costata la vita a due suoi «vecchi e cari amici»,<ref>[www.ilgiornale.it/news/interni/quando-montanelli-scrisse-condannatola-lettera-957766.html Quando Montanelli scrisse al condannato: "Capitano, è una sentenza insensata"].</ref> e [[Vittorio Feltri]].
La vicenda giudiziaria, per la distanza temporale dagli eventi, la subalternità di Priebke nei confronti di [[Herbert Kappler]], le pressioni della piazza dopo la prima sentenza e l'atteggiamento di esponenti del governo come l'allora Guardasigilli [[Giovanni Maria Flick]], suscitarono anche critiche e perplessità in altre fasce dell'opinione pubblica e da parte di politici, intellettuali e giornalisti quali [[Indro Montanelli]], che pure ricordò come la strage fosse costata la vita a due suoi «vecchi e cari amici»,<ref>[http://www.ilgiornale.it/news/interni/quando-montanelli-scrisse-condannatola-lettera-957766.html Quando Montanelli scrisse al condannato: "Capitano, è una sentenza insensata"].</ref> e [[Vittorio Feltri]].
{{quote|Da vecchio soldato, e sia pure di un Esercito molto diverso dal Suo, so benissimo che Lei non poteva fare nulla di diverso da ciò che ha fatto. [...] Il processo si dovrebbe fare alle aberrazioni dei totalitarismi e a certe leggi di guerra che imponevano la rappresaglia. Certo: lei, Priebke, poteva non eseguire l'ordine, e in pratica suicidarsi. Questo avrebbe fatto di lei un martire. Invece, quell'ordine lo eseguì. Ma questo non fa di lei un criminale.|[[Indro Montanelli]], da una lettera dell'aprile 1996 <ref>Dall'[http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/17/Egregio_Indro_Montanelli_scusi_mio_co_0_960417852.shtml archivio storico del Corriere della Sera].</ref>}}
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Nel [[2000]] il Senatore [[Antonio Serena]] chiede per Priebke la grazia per "ragioni umanitarie", mentre nel [[2003]] invia a tutti i parlamentari una videocassetta intitolata ''Guai ai vinti'' proprio sulle vicende di Priebke (atto che gli costò l'espulsione dal partito [[Alleanza Nazionale]]).
Nel [[2000]] il Senatore [[Antonio Serena]] chiede per Priebke la grazia per "ragioni umanitarie", mentre nel [[2003]] invia a tutti i parlamentari una videocassetta intitolata ''Guai ai vinti'' proprio sulle vicende di Priebke (atto che gli costò l'espulsione dal partito [[Alleanza Nazionale]]).

Versione delle 18:07, 15 ott 2013

Erich Priebke
Erich Priebke in servizio presso
l'ambasciata tedesca di Roma.
NascitaHennigsdorf, 29 luglio 1913
MorteRoma, 11 ottobre 2013
ReligioneCattolico
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania
Forza armataSS
CorpoGestapo
RepartoAbt. IV Aussenkommando Rom der Sicherheitspolizei und des SD

4º Reparto della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza del comando esterno di Roma

Anni di servizio1933 - 1945
Grado Hauptsturmführer
Guerre2ª guerra mondiale
Trial Watch: Erich Priebke
voci di militari presenti su Wikipedia

Erich Priebke (Hennigsdorf, 29 luglio 1913Roma, 11 ottobre 2013[1]) è stato un militare tedesco, capitano delle SS durante la seconda guerra mondiale in Italia, condannato all'ergastolo per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Carriera

Aderì al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi nel 1933, segnalandosi come un membro solido e determinato. Queste caratteristiche piacquero a Heinrich Himmler[senza fonte], che lo fece entrare nelle SS dove Priebke raggiunse il grado di capitano (SS-Hauptsturmführer).

Dopo l'armistizio e fino al mese di maggio 1944 opera a Roma sotto il comando di Herbert Kappler. Dopo l'attentato che i Gruppi di Azione Patriottica fecero ai danni di una compagnia del battaglione Bozen (SS-Polizei-Regiment "Bozen") delle SS italiane in via Rasella, il 23 marzo 1944, Kappler ordinò le esecuzioni di 335 ostaggi, da fucilare per rappresaglia nelle cave delle Fosse Ardeatine.

La sentenza di condanna evidenzia l'erroneità del luogo comune secondo il quale la legge di guerra avrebbe permesso la fucilazione di 330 prigionieri (10 per ogni soldato tedesco morto nell'attentato) come rappresaglia dell'attentato di via Rasella e che il mero numero delle vittime fucilate, 335 persone (cinque in più[2]), sia stato il solo capo di imputazione a carico di Priebke (essendo le 330 residue considerate "obbedienza agli ordini"). La condanna è stata infatti emessa per tutte le 335 vittime della strage[senza fonte].

Nel corso della seconda guerra mondiale soggiornò in Italia, dove insieme ad altri militari tedeschi partecipò al coordinamento delle tattiche e delle strategie che il Terzo Reich avrebbe dovuto adottare nella Penisola. Il 14 giugno 1944 divenne ufficiale di collegamento con lo Stato Maggiore della GNR, con sede a Brescia[3] e diede un forte impulso alle perquisizioni e alle azioni di rastrellamento, allo scopo di individuare le cellule cittadine di supporto ai partigiani che presidiavano le montagne bresciane.

Centinaia di arrestati, appartenenti alla resistenza o semplici sospetti, furono catturati e rinchiusi nella prigione di Canton Mombello, per poi essere condotti nel suo quartier generale ove svolgeva, spesso personalmente, gli interrogatori. All'uopo aveva requisito una palazzina in stile liberty (tuttora esistente e sita in via Privata Mai), all'epoca periferica e isolata (verosimilmente per poter interrogare i sospetti in assenza delle, ormai latitanti, autorità italiane costituite) e soprattutto lontano da occhi e orecchi indiscreti o indesiderati.

La fuga

Dopo la sconfitta della Germania, Priebke fuggì da un campo di prigionia presso Rimini e, dopo aver ricevuto documenti falsi a Roma, si rifugiò in Argentina, a San Carlos de Bariloche, ai piedi delle Ande argentine, dopo essere passato per Bolzano grazie all'assistenza dell'organizzazione ODESSA. Priebke fu appoggiato in particolare da alcuni preti altoatesini, quali Johann Corradini di Vipiteno e Franz Pobitzer di Bolzano, ma anche dal vicario separazionista Alois Pompanin, che gli concesse il battesimo cattolico[4], e fu aiutato nella sua fuga dalla rete di contatti gestita dal sacerdote croato Krunoslav Draganović[5].

Riuscì quindi a sfuggire alla cattura e ai processi per crimini di guerra e, nonostante i servizi segreti israeliani per molto tempo gli avessero dato la caccia, non fu mai scoperto.

L'arresto, la condanna e la morte

Nel 1991, la partecipazione di Priebke al massacro delle Fosse Ardeatine viene denunciata nel libro di Esteban Buch El pintor de la Suiza Argentina (Il pittore della Svizzera Argentina)[6]. Nel maggio 1994, a partire da questo libro[7], il giornalista statunitense Sam Donaldson intervistò Priebke a San Carlos de Bariloche in Argentina per conto dell'emittente ABC. Le autorità italiane inoltrarono la richiesta di estradizione a quelle argentine. Estradato in Italia, nel novembre 1995, venne rinchiuso nel carcere militare Forte Boccea di Roma. La Procura militare chiese ed ottenne il rinvio a giudizio di Priebke per crimini di guerra.

Priebke fu quindi imputato di "concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani" per i fatti accaduti presso le Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Il 1° agosto 1996, il Tribunale militare dichiarò di "non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione" e ordinò l'immediata scarcerazione dell'imputato[8].

La sentenza non fu mai eseguita per un tumulto organizzato da membri della comunità ebraica guidati da Riccardo Pacifici nell'aula giudiziaria,[9] tumulto placatosi solo quando arrivarono da parte del governo italiano precise rassicurazioni sul fatto che Priebke non sarebbe stato liberato, nonostante la sentenza a lui favorevole del Tribunale Militare[senza fonte]. Piovvero molte critiche, sia in Italia sia all'estero, dalle comunità ebraiche che si sentivano offese dal proscioglimento di quello che loro reputano "un aggressivo e pericoloso criminale di guerra".

La Corte di Cassazione annullò quella sentenza, disponendo così un nuovo processo a carico di Priebke. Egli fu prima condannato a 15 anni, poi ridotti a 10 per motivi di età e di salute; poi, nel marzo 1998, la Corte d'appello militare lo condannò all'ergastolo[10], insieme all'altro ex membro delle SS Karl Hass. La sentenza è stata confermata nel novembre dello stesso anno dalla Corte di Cassazione[11]; a causa della sua età avanzata, sia a Priebke che ad Hass fu concessa la detenzione domiciliare.

La vicenda giudiziaria, per la distanza temporale dagli eventi, la subalternità di Priebke nei confronti di Herbert Kappler, le pressioni della piazza dopo la prima sentenza e l'atteggiamento di esponenti del governo come l'allora Guardasigilli Giovanni Maria Flick, suscitarono anche critiche e perplessità in altre fasce dell'opinione pubblica e da parte di politici, intellettuali e giornalisti quali Indro Montanelli, che pure ricordò come la strage fosse costata la vita a due suoi «vecchi e cari amici»,[12] e Vittorio Feltri.

«Da vecchio soldato, e sia pure di un Esercito molto diverso dal Suo, so benissimo che Lei non poteva fare nulla di diverso da ciò che ha fatto. [...] Il processo si dovrebbe fare alle aberrazioni dei totalitarismi e a certe leggi di guerra che imponevano la rappresaglia. Certo: lei, Priebke, poteva non eseguire l'ordine, e in pratica suicidarsi. Questo avrebbe fatto di lei un martire. Invece, quell'ordine lo eseguì. Ma questo non fa di lei un criminale.»

Nel 2000 il Senatore Antonio Serena chiede per Priebke la grazia per "ragioni umanitarie", mentre nel 2003 invia a tutti i parlamentari una videocassetta intitolata Guai ai vinti proprio sulle vicende di Priebke (atto che gli costò l'espulsione dal partito Alleanza Nazionale).

Il 12 giugno 2007 il giudice militare concede a Priebke, 93enne, il permesso per uscire di casa "per recarsi al lavoro" presso lo studio del suo avvocato. Il 18 giugno 2007 alcuni dimostranti della Comunità Ebraica hanno protestato davanti all'abitazione di resideva il Priebke agli arresti domiciliari e in via Panisperna, davanti allo studio dell'avvocato Paolo Giachini, sede dell'Associazione Uomo e Libertà. Lo stesso giorno il giudice dott. Isacco Giorgio Giustiniani revoca il permesso di lavoro precedentemente concesso, poiché Priebke aveva omesso di comunicare alle autorità gli orari e le modalità dei suoi spostamenti per recarsi a lavorare nello studio del suo avvocato. Il magistrato dell'ufficio militare di sorveglianza ha quindi disposto - si legge nel provvedimento - che il detenuto "Erich Priebke non possa ulteriormente allontanarsi dal proprio domicilio per recarsi allo studio dell'avvocato Giachini"[14].

Il 23 novembre 2007 il permesso di uscire di casa per lavorare gli viene revocato dalla prima sezione penale della Cassazione, accogliendo il ricorso del procuratore militare di Roma Antonino Intelisano. A maggio 2008 è stato espresso dall'imprenditore Claudio Marini il desiderio a farlo presiedere la giuria del concorso di bellezza Star of Year come presidente onorario. L'iniziativa ha suscitato polemiche[15], alla fine, il 12 settembre dello stesso anno, Priebke è riuscito a presiedere la tappa finale di Gallinaro (FR), ma solo in via telematica, dato che non sono stati revocati gli arresti domiciliari[16].

Dal 2009, godendo ancora di ottima salute, gli è concesso di uscire di casa "per fare la spesa, andare a messa, in farmacia" e affrontare "indispensabili esigenze di vita". La conferma è arrivata dal suo legale Paolo Giachini. Questa concessione è stata resa nota solo nel mese di ottobre 2010. La polizia comunque lo sorveglia costantemente soprattutto per tutelare la sua incolumità, per quanto nelle sue uscite Priebke non sia mai stato oggetto di offese o azioni violente. A 100 anni dalla sua nascita, a Roma sono apparsi slogan e svastiche inneggianti riportanti la scritta «Dio stramaledica i tuoi accusatori», dedicatogli dalla "Comunità militante Tiburtina", assai probabilmente appartenente all'estrema destra.

In altri punti della città altre scritte come «Auguri Priebke» (presso la sede dell'Anpi) e «Priebke eroe»[17]. Anche a Bolzano è stato esposto uno striscione, in occasione del suo compleanno, recante la scritta "Alles Gute, capitano".[18] Pochi mesi dopo, cioè l'11 ottobre, è morto a Roma, lasciando uno scritto e un video, definiti come il suo "testamento umano e politico".[1]

Note

  1. ^ a b È morto Eric Priebke, capitano delle SS naziste: fu condannato per la strage delle Fosse ardeatine su Repubblica.it
  2. ^ Morto Erich Priebke, l'ex capitano delle SS condannato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine su Quotidiano.net
  3. ^ Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2009, pp. 135-140.
  4. ^ Il prete cortinese che fece fuggire Eichmann e Priebke
  5. ^ Uki Goñi, Operazione Odessa, Garzanti, 2003, ISBN 88-1169-405-1.
  6. ^ Esteban Buch, El Pintor de la Suiza Argentina, Buenos Aires, Sudamericana, 1991, ISBN 978-950-07-0663-6
  7. ^ Vedere il episodio 4 de la serie Nazi Hunters a partir dal minuto 7, http://www.youtube.com/watch?v=iTkfX_RzMaE
  8. ^ Sentenza del Tribunale Militare di Roma, in data 01.08.1996
  9. ^ Per l'impossibilità di lasciare il tribunale, in cui era stato appena assolto, Priebke denunciò Pacifici di sequestro di persona, perdendo in seguito la causa (cfr. l'archivio storico del Corriere della Sera).
  10. ^ Sentenza della Corte militare di appello di Roma, in data 07.03.1998
  11. ^ Sentenza della Corte Suprema di Cassazione, in data 16.11.1998
  12. ^ Quando Montanelli scrisse al condannato: "Capitano, è una sentenza insensata".
  13. ^ Dall'archivio storico del Corriere della Sera.
  14. ^ Manifestanti sotto casa, Priebke scappa, Repubblica.it, 18 giugno 2007
  15. ^ Priebke al concorso di bellezza invito shock all'ex capitano delle Ss
  16. ^ Priebke ospite al concorso delle miss
  17. ^ A Roma i nazisti festeggiano Priebke su l'Adige
  18. ^ Auguri a Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine su Altoadige.it

Bibliografia

  • Robert Katz, Dossier Priebke: anatomia di un processo, Milano, Rizzoli, 1996, ISBN 88-17-84503-5.
  • Gerald Steinacher, La Via Segreta dei Nazisti. Come l'Italia e il Vaticano salvarono i criminali di guerra, Milano, Rizzoli, 2010.

Memorie

  • Erich Priebke, Paolo Giachini, Autobiografia. Vae victis, Roma, Priebke, 2003, ISBN 88-901-0090-7.

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