Carlo Maurizio Ruspoli di Poggio Suasa: differenze tra le versioni

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Versione delle 22:44, 18 mar 2017

Carlo Maurizio Ruspoli di Poggio Suasa
NascitaOberhofen, 25 agosto 1906
MorteBuenos Aires, 11 giugno 1947
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàCaccia
Anni di servizio1930-1943
GradoMaggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
Campagna di Russia
BattaglieSeconda battaglia di El Alamein
Comandante di91ª Squadriglia, 10º Gruppo, 4º Stormo Caccia Terrestre
Decorazionivedi qui
dati tratti da Italian Aces of World War 2[1]
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Carlo Maurizio Ruspoli di Poggio Suasa (Oberhofen, 25 agosto 1906Buenos Aires, 11 giugno 1947) è stato un militare e aviatore italiano, decorato di tre medaglia d’argento al valor militare e con la Croce di Ferro di seconda classe,[2] fu un Asso della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale con 10 vittorie al proprio attivo[2].

Biografia

Nacque a Oberhofen, Svizzera, il 25 agosto 1906,[1] figlio di Mario principe di Poggio Suasa e di Pauline Marie Palma de Talleyrand-Périgord. Arruolatosi nel Regio Esercito, dopo aver frequentato la Regia Accademia Militare di Modena fu assegnato all’Arma di cavalleria secondo una lunga tradizione di famiglia.[1] Nel 1936 conseguì il suo brevetto di pilota sull’aeroporto di Cameri, in provincia di Novara, e poi fece domanda di transitare in forza alla Regia Aeronautica in risposta ad un concorso per rpiloti provenienti dalle altre forze armate.[1] Poco dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, fu assegnato all'81ª Squadriglia,[3] 6° Gruppo, 1° Stormo Caccia Terrestre, equipaggiata con i caccia Aermacchi C.200 Saetta, di stanza in Sicilia, sull’aeroporto di Catania-Fontanarossa.[3] Conseguì la sua prima vittoria sul cielo del Mediterraneo il 27 ottobre 1940.[4] Avendo momentaneamente installato un’apparecchiatura cinematografica a bordo del suo C.200 per documentare la "sua" guerra, fu poi autorizzato ufficialmente a continuare nell’esperienza, e venne costituita una speciale "Sezione di Volo Fotocinematografica"[1] in seno alla Regia Aeronautica, di cui ne assunse il comando. Partito per la campagna di Grecia,[5] e poi per il fronte orientale con il suo C.200 modificato, in Russia il 27 agosto 1941[5] riprese il suo abbattimento di due caccia Polikarpov I-16, ma colpito a sua volta fu costretto ad effettuare un atterraggio d’emergenza a causa dei danni riportati dal suo aereo.[5] Nel giugno del 1942 fu trasferito in Africa settentrionale[6] in forza al 10º Gruppo, 4º Stormo Caccia Terrestre, per assumere il comando della 91ª Squadriglia "Francesco Baracca".[5] Partecipò a numerosi combattimenti aerei con i velivoli della Western Desert Air Force,[6] che ebbero il loro apice con la battaglia di El Alamein.[5] Tra il 17 luglio, data in cui rivendicò l'abbattimento di un caccia Hawker Hurricane, e il 20 ottobre, quando abbatte tre Curtiss P-40 in due distinti combattimenti, conseguì sette vittorie.[5]

Promosso maggiore rientrò a Roma per prestare servizio nello Stato maggiore[5] della Regia Aeronautica. Nel periodo successivo alla firma dellarmistizio dell’8 settembre 1943, cercò in tutti i modi di evitare la disgregazione dei reparti dell'aeronautica.[5] Laureato in giurisprudenza e parlando molto bene tre lingue straniere, fu impiegato come interprete durante le trattative fra il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e il generale Dwight Eisenhower svoltesi il 29 settembre a bordo della nave da battaglia inglese Nelson.[5] Fu nel corso di questo incontro che le autorità italiane decisero di compiere un gesto dimostrativo che avrebbe dovuto attirare l'attenzione dell'opinione pubblica, eseguendo un lancio di volantini sulla città di Roma, allora occupata dai tedeschi.[5] Con questo gesto il governo sperava di dimostrare a l popolo italiano che non era stato abbandonato al loro destino.[7] Per la missione, che prevedeva l’impiego di tre caccia Aermacchi C.205 Veltro, venne prescelto lui, all'epoca ufficiale di collegamento presso il Comando Alleato, e i piloti Luigi Mariotti[7] e Ranieri Piccolomini Clementini Adami[8][7] Transitato in servizio nell’Aeronautica Militare Italiana dopo la fine del conflitto, morì a Buenos Aires l’11 giugno 1947.[7]

Onorificenze

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario di guerra, abile pilota da caccia, partecipava a varie missioni di scorta e ricognizione su importante base nemica, distinguendosi per slancio e audacia. In un combattimento, sostenuto con impeto e decisione e brillantemente concluso, confermava le sue doti di brillante cacciatore pronto ad ogni ardimento, sprezzante di ogni pericolo. Cielo del Mediterraneo, agosto 1940-febbraio 1941.»
Medaglia d’argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Assegnato al comando di un reparto fotocinematografico di guerra, partecipava su apparecchio da caccia a numerose ed audaci azioni, effettuando riprese di grande interesse documentativo. Partito su allarme a seguito di incursione nemica, affrontava con i gregari una formazione da bombardamento. Avuto l’apparecchio fortemente danneggiato, rinunciava a gettarsi con il paracadute e, compiendo un fortunoso atterraggio, a poche centinaia di metri dalle linee, riusciva a portare in salvo il velivolo. Cielo della Jugoslavia, del Mediterraneo, della Russia e dell’Africa Settentrionale, 19 aprile 1941-4 febbraio 1942.»
Medaglia d’argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di squadriglia da caccia, sempre pronto a prodigarsi nelle missioni dove più grande fosse il rischio sosteneva numerosi combattimenti aerei conseguendo personalmente e in collaborazione brillantissime vittorie. In ogni circostanza dava prove esemplari di perizia, aggressività e valore. Cielo della Marmarica e dell’Egitto, giugno-settembre 1942.»

Onorificenze estere

Croce di ferro di seconda classe (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ a b c d e Massimello, Apostolo 2000, p. 71.
  2. ^ a b Massimello, Apostolo 2000, p. 86.
  3. ^ a b Dunning 1988, p. 22.
  4. ^ Il pilota immortalò l'evento sulla pellicola della sua cinepresa personale, che aveva installato nel bordo d'attacco alare del suo caccia C.200.
  5. ^ a b c d e f g h i j Massimello, Apostolo 2000, p. 72.
  6. ^ a b Dunning 1988, p. 24.
  7. ^ a b c d Massimello, Apostolo 2000, p. 73.
  8. ^ Rispettivamente comandanti del 9° e del 10° Gruppo caccia, nonché assi della Regia Aeronautica.

Bibliografia

  • (EN) Ferdinando D'Amico, Gianni Valentini, Regia Aeronautica Vol,2 Pictorial History of the Aeronautica Nazionale Repubblicana and the Italian Co-Belligerent Air Force 1943-1945, Carrolton, Squadron/Signal Publications, 1986, ISBN 0-89747-185-7.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • (EN) Giovanni Massimello, Giorgio Apostolo, Italian Aces of World War 2, Osprey Aircraft of the Aces No 34, Osprey Publishing, 25 novembre 2000, ISBN 1-84176-078-1.
  • Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, 1993, ISBN 88-04-44940-3.

Collegamenti esterni