«Lettera
agli Amici della Croce»
di S. Luigi
Maria Grignion de Montfort
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Bisogna
soffrire come santi...
[30] Cari Amici
della Croce, tenete fisso lo sguardo al «gran numero di testimoni»
[1] che vi provano
senza dire una parola, quanto vi sto dicendo. Guardate, almeno di sfuggita, il giusto
Abele ucciso dal fratello [2]; il giusto Abramo straniero
sulla terra [3]; il giusto Lot, scacciato
dal proprio paese [4]; il giusto Giacobbe perseguitato
dal fratello [5]; il giusto Tobia colpito
da cecità; il giusto Giobbe ridotto alla povertà, umiliato e piagato
da capo a piedi.
[31] Guardate
quanti apostoli e martiri imporporati di sangue; quante vergini e quanti confessori
fatti poveri, umiliati, scacciati, respinti! Essi vi ripetono con san Paolo: «Tenete
fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede [6]: di quella fede
che noi abbiamo in lui e nella sua croce. Bisognò che egli soffrisse per entrare
mediante la croce nella sua gloria»
Guardate, accanto
a Gesù, la spada penetrante che trafisse il cuore tenero e innocente di Maria
[7]: colei che fu sempre immune
da ogni peccato, sia originale che personale.
Mi spiace di non
poter parlare qui più a lungo della Passione dell'uno e dell'altra, e dimostrare
che la nostra sofferenza è un nulla a paragone di ciò che entrambi
hanno sofferto.
[32] Dopo quanto
si è detto, chi di noi vorrà esonerarsi dal portare la croce? Chi di
noi non volerà prontamente dove sa che la croce lo attende? Chi non esclamerà
con sant'Ignazio martire: «Si abbattano su di me il fuoco, il patibolo, le
belve e tutti i tormenti del demonio, perché io possa godere di Gesù
Cristo» [8]?
... o soffrire
come dannati
[33] Se invece
non voleste soffrire con pazienza e portare con rassegnazione la croce come predestinati,
vi dico che la portereste con imprecazione e insofferenza, come dei dannati. Sareste
simili ai due animali che trascinavano l'Arca della Alleanza «muggendo continuamente»
[9]. Vi comportereste come
Simone di Cirene che prese a malincuore la Croce stessa di Gesù Cristo [10] e non la portò
che borbottando. Vi potrebbe succedere infine quel che avvenne al cattivo ladrone:
dall'alto della croce cadde nel fondo degli abissi.
Oh no! La terra
maledetta che abitiamo non produce gente felice. Non si vede bene in questo paese
tenebroso; non c'è perfetta tranquillità in questo mare tempestoso;
non si è senza lotta in questo luogo di tentazione e in questo campo di battaglia;
non si è esenti da punture su questa terra ricoperta di spine. Volenti o nolenti,
predestinati e reprobi devono portare la propria croce. Tenete a mente questi quattro
versi:
Una di tra
le croci del Calvario
tu devi scegliere sapientemente;
soffrire, o come santo o penitente
o dannato infelice, è necessario.
Ciò significa
che se non volete soffrire con gioia come Gesù Cristo, o con pazienza come
il buon ladrone, dovrete soffrire per forza come il cattivo ladrone. Dovrete bere
fino in fondo il calice più amaro, senza consolazione alcuna da parte della
grazia, e portare tutto il peso della croce, senza l'aiuto valido di Gesù
Cristo. Dovrete anzi portare il fatale peso che il demonio aggiunge alla vostra croce,
a causa della insofferenza che essa suscita in voi, e così dopo essere stati
infelici con il cattivo ladrone sulla terra, dovreste andare con lui tra le fiamme.
2. Nulla di
più utile e più dolce
[34] Se, al contrario,
soffrite come si conviene, la croce diventa per voi un giogo molto dolce che Gesù
Cristo porterà con voi. Essa si trasformerà come in due ali dell'anima
per farla salire verso il cielo [11]; come nell'albero della
nave per farvi giungere felicemente e facilmente al porto della salvezza.
Portate con pazienza
la croce, ed essa illuminerà le tenebre del vostro spirito: «Chi
infatti non ha avuto delle prove, nulla conosce» [12]. Portate con gioia la
croce e sarete infiammati dall'amore di Dio, poiché «viver non può
senza dolore-chi ama davvero il Salvatore» [13].
Non si colgono
rose se non tra le spine, e come il legno dà esca al fuoco, così solo
la croce alimenta l'amore di Dio. Ricordate dunque questa bella massima della Imitazione
di Cristo: «Quanto più ti farai violenza -soffrendo pazientemente-
tanto più crescerai nell'amore di Dio» [14]. Non dovete aspettarvi grandi cose
dalle persone molli e pigre, che respingono la croce quando si presenta loro né
la cercano, sia pure con discrezione. Sono come una terra incolta, non arata né
vangata e sarchiata da un buon agricoltore: produce solo rovi e spine. Sono come
un'acqua stagnante: non è buona né per bere né per lavare.
Portate con gioia
la croce: troverete in essa la forza vittoriosa contro la quale non potrà
resistere nessun vostro nemico [15] e gusterete una dolcezza
incantevole e senza pari. Sì, fratelli. Sappiate che il vero paradiso terrestre
sta nel soffrire qualcosa per Gesù Cristo. Interrogate i santi. Tutti vi diranno
di non aver mai gustato nulla di così delizioso come quando hanno sofferto
i maggiori tormenti. «Si abbattano su di me tutti i tormenti del demonio»,
esclamava sant'Ignazio martire: «O patire o morire», diceva
santa Teresa d'Avila. E santa Maddalena de' Pazzi: «Non morire, ma patire»;
e san Giovanni della Croce: «Patire ed essere disprezzato per Te!».
Espressioni simili si ritrovano nella vita di molti altri santi [16].
Credete a Dio,
cari fratelli. Quando si soffre con gioia per Dio, al dire dello Spirito Santo, la
croce diventa «perfetta letizia» [17] per tutti.
La gioia che viene
dalla croce supera quella di un povero che si arricchisca d'ogni sorta di beni, di
un contadino che venga elevato al trono, di un mercante che guadagni milioni d'oro,
dei generali per le vittorie riportate, dei prigionieri liberati dalle catene. In
breve, immaginate e raccogliete insieme le più grandi gioie della terra. Io
dico che la gioia di una persona crocifissa che soffra con le dovute disposizioni,
le racchiude e supera tutte.
NOTE
[1]
Eb 12,1.
[2] Gen 4, 4.8.
[3] Gen 12, 1-9.
[4] Gen 19, 1-19.
[5] Gen 25,27; 27,49.
[6] Gen 25,27; 27,49.
[7] Cf Lc 2,35.
[8] Ignazio d'Antiochia, Epist. ad Romanos,
c. 5; PG 5, pp. 690-691.
[9] 1 Sam 6,12.
[10] Cf Mt 27,32.
[11] Paragone tolto da sant'Agostino (PL 36,
719) e da san Bernardo (PL 182, 588-589).
[12] Sir 34,10.
[13] Traduzione della sentenza riferita nella
Imitazione di Cristo (libro III, c. 5, n. 7): «Quia sine dolore non
vivitur in amore».
[14] Imitazione di Cristo, I, c. 25,
n. 3.
[15] Cf Lc 21, 15.
[16] Cf San Giovanni Crisostomo, Monitum
in Homiliam de gloria in tribulationibus, PG 51, 155-164. Lo stesso Montfort
ha un'esclamazione rimasta famosa: «Quale croce, senza croci!», pronunciata
dopo il suo successo nella missione di Vertou nel 1708. Cf Grandet, pp. 332-334.
[17] Gc 1,2.
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