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Noi vediamo nelle sante scritture, che ogni volta che ci è profetizzata la grazia che ci deve giungere, quasi sempre il Salvatore degli uomini vi appare insieme alla sua santissima Madre

Maria è oggetto del pensiero di Elia, che vede la piccola nube che sale dal mare
(San Pio X, Lett. Enc. Ad diem illum laetissimum, 2 febbraio 1904)


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21 novembre 2004
A.M.D.G.

Scritti di santi: Lettera agli Amici della Croce (§§ 30-34)

L'eterna Sapienza

«Lettera agli Amici della Croce»
di S. Luigi Maria Grignion de Montfort





Bisogna soffrire come santi...

[30] Cari Amici della Croce, tenete fisso lo sguardo al «gran numero di testimoni» [1] che vi provano senza dire una parola, quanto vi sto dicendo. Guardate, almeno di sfuggita, il giusto Abele ucciso dal fratello [2]; il giusto Abramo straniero sulla terra [3]; il giusto Lot, scacciato dal proprio paese [4]; il giusto Giacobbe perseguitato dal fratello [5]; il giusto Tobia colpito da cecità; il giusto Giobbe ridotto alla povertà, umiliato e piagato da capo a piedi.

[31] Guardate quanti apostoli e martiri imporporati di sangue; quante vergini e quanti confessori fatti poveri, umiliati, scacciati, respinti! Essi vi ripetono con san Paolo: «Tenete fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede [6]: di quella fede che noi abbiamo in lui e nella sua croce. Bisognò che egli soffrisse per entrare mediante la croce nella sua gloria»

Guardate, accanto a Gesù, la spada penetrante che trafisse il cuore tenero e innocente di Maria [7]: colei che fu sempre immune da ogni peccato, sia originale che personale.

Mi spiace di non poter parlare qui più a lungo della Passione dell'uno e dell'altra, e dimostrare che la nostra sofferenza è un nulla a paragone di ciò che entrambi hanno sofferto.

[32] Dopo quanto si è detto, chi di noi vorrà esonerarsi dal portare la croce? Chi di noi non volerà prontamente dove sa che la croce lo attende? Chi non esclamerà con sant'Ignazio martire: «Si abbattano su di me il fuoco, il patibolo, le belve e tutti i tormenti del demonio, perché io possa godere di Gesù Cristo» [8]?

... o soffrire come dannati

[33] Se invece non voleste soffrire con pazienza e portare con rassegnazione la croce come predestinati, vi dico che la portereste con imprecazione e insofferenza, come dei dannati. Sareste simili ai due animali che trascinavano l'Arca della Alleanza «muggendo continuamente» [9]. Vi comportereste come Simone di Cirene che prese a malincuore la Croce stessa di Gesù Cristo [10] e non la portò che borbottando. Vi potrebbe succedere infine quel che avvenne al cattivo ladrone: dall'alto della croce cadde nel fondo degli abissi.

Oh no! La terra maledetta che abitiamo non produce gente felice. Non si vede bene in questo paese tenebroso; non c'è perfetta tranquillità in questo mare tempestoso; non si è senza lotta in questo luogo di tentazione e in questo campo di battaglia; non si è esenti da punture su questa terra ricoperta di spine. Volenti o nolenti, predestinati e reprobi devono portare la propria croce. Tenete a mente questi quattro versi:

    Una di tra le croci del Calvario
    tu devi scegliere sapientemente;
    soffrire, o come santo o penitente
    o dannato infelice, è necessario.

Ciò significa che se non volete soffrire con gioia come Gesù Cristo, o con pazienza come il buon ladrone, dovrete soffrire per forza come il cattivo ladrone. Dovrete bere fino in fondo il calice più amaro, senza consolazione alcuna da parte della grazia, e portare tutto il peso della croce, senza l'aiuto valido di Gesù Cristo. Dovrete anzi portare il fatale peso che il demonio aggiunge alla vostra croce, a causa della insofferenza che essa suscita in voi, e così dopo essere stati infelici con il cattivo ladrone sulla terra, dovreste andare con lui tra le fiamme.

2. Nulla di più utile e più dolce

[34] Se, al contrario, soffrite come si conviene, la croce diventa per voi un giogo molto dolce che Gesù Cristo porterà con voi. Essa si trasformerà come in due ali dell'anima per farla salire verso il cielo [11]; come nell'albero della nave per farvi giungere felicemente e facilmente al porto della salvezza.

Portate con pazienza la croce, ed essa illuminerà le tenebre del vostro spirito: «Chi infatti non ha avuto delle prove, nulla conosce» [12]. Portate con gioia la croce e sarete infiammati dall'amore di Dio, poiché «viver non può senza dolore-chi ama davvero il Salvatore» [13].

Non si colgono rose se non tra le spine, e come il legno dà esca al fuoco, così solo la croce alimenta l'amore di Dio. Ricordate dunque questa bella massima della Imitazione di Cristo: «Quanto più ti farai violenza -soffrendo pazientemente- tanto più crescerai nell'amore di Dio» [14]. Non dovete aspettarvi grandi cose dalle persone molli e pigre, che respingono la croce quando si presenta loro né la cercano, sia pure con discrezione. Sono come una terra incolta, non arata né vangata e sarchiata da un buon agricoltore: produce solo rovi e spine. Sono come un'acqua stagnante: non è buona né per bere né per lavare.

Portate con gioia la croce: troverete in essa la forza vittoriosa contro la quale non potrà resistere nessun vostro nemico [15] e gusterete una dolcezza incantevole e senza pari. Sì, fratelli. Sappiate che il vero paradiso terrestre sta nel soffrire qualcosa per Gesù Cristo. Interrogate i santi. Tutti vi diranno di non aver mai gustato nulla di così delizioso come quando hanno sofferto i maggiori tormenti. «Si abbattano su di me tutti i tormenti del demonio», esclamava sant'Ignazio martire: «O patire o morire», diceva santa Teresa d'Avila. E santa Maddalena de' Pazzi: «Non morire, ma patire»; e san Giovanni della Croce: «Patire ed essere disprezzato per Te!». Espressioni simili si ritrovano nella vita di molti altri santi [16].

Credete a Dio, cari fratelli. Quando si soffre con gioia per Dio, al dire dello Spirito Santo, la croce diventa «perfetta letizia» [17] per tutti.

La gioia che viene dalla croce supera quella di un povero che si arricchisca d'ogni sorta di beni, di un contadino che venga elevato al trono, di un mercante che guadagni milioni d'oro, dei generali per le vittorie riportate, dei prigionieri liberati dalle catene. In breve, immaginate e raccogliete insieme le più grandi gioie della terra. Io dico che la gioia di una persona crocifissa che soffra con le dovute disposizioni, le racchiude e supera tutte.

NOTE

[1] Eb 12,1.
[2] Gen 4, 4.8.
[3] Gen 12, 1-9.
[4] Gen 19, 1-19.
[5] Gen 25,27; 27,49.
[6] Gen 25,27; 27,49.
[7] Cf Lc 2,35.
[8] Ignazio d'Antiochia, Epist. ad Romanos, c. 5; PG 5, pp. 690-691.
[9] 1 Sam 6,12.
[10] Cf Mt 27,32.
[11] Paragone tolto da sant'Agostino (PL 36, 719) e da san Bernardo (PL 182, 588-589).
[12] Sir 34,10.
[13] Traduzione della sentenza riferita nella Imitazione di Cristo (libro III, c. 5, n. 7): «Quia sine dolore non vivitur in amore».
[14] Imitazione di Cristo, I, c. 25, n. 3.
[15] Cf Lc 21, 15.
[16] Cf San Giovanni Crisostomo, Monitum in Homiliam de gloria in tribulationibus, PG 51, 155-164. Lo stesso Montfort ha un'esclamazione rimasta famosa: «Quale croce, senza croci!», pronunciata dopo il suo successo nella missione di Vertou nel 1708. Cf Grandet, pp. 332-334.
[17] Gc 1,2.

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Postato il Venerdě, 19 novembre @ 21:30:47 CET di admin

 

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