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ONORIFICENZA

Dennis Walters, interprete dei partigiani romani durante l'occupazione tedesca

Il «boy» antifascista, amico del partigiano Mattei torturato in via Tasso, premiato dal presidente Napolitano

ONORIFICENZA

Dennis Walters, interprete dei partigiani romani durante l'occupazione tedesca

Il «boy» antifascista, amico del partigiano Mattei torturato in via Tasso, premiato dal presidente Napolitano

Napolitano premia Dennis WaltersNapolitano premia Dennis Walters
ROMA - Giorgio Napolitano ha ricevuto lunedì un assegno. Mentre la politica italiana gode di scarso credito perché troppo povera di progetti e troppo abituata a usi illeciti del danaro, quello del quale stata regalata una copia al capo dello Stato è un assegno particolare. Quanto vi venne scritto sopra evidenzia in modo difficilmente eguagliabile la distanza tra una dimensione ideale dell’impegno politico e le sue degenerazioni correnti.

«LE MIE ULTIME PAROLE» - Si tratta del pezzo di carta che prima di impiccarsi in una cella della Gestapo in via Tasso ebbe a disposizione Gianfranco Mattei, giovane chimico arrivato da Milano a Roma per contribuire ad organizzare la Resistenza sotto l’occupazione nazista, artificiere dei Gruppi di azione patriottica. Comunista con trascorsi azionisti, 28 anni, figlio di un dirigente di una compagnia dei telefoni che aveva obiettato a Benito Mussolini di non potergli risparmiare la lista di attesa per l’installazione di linee, Mattei in via Tasso era stato torturato per giorni. Poi si procurò da un militare agli arresti una cinta e la impiegò per togliersi la vita pur di non rivelare nomi di antifascisti. Dall’ufficiale prigioniero aveva ottenuto anche un libretto dal quale, una volta deciso di uccidersi, aveva preso un assegno per scrivervi sopra a matita: «Carissimi genitori, per una disgraziatissima circostanza di cui si può incolpare solo il fato avverso, temo che queste saranno le mie ultime parole. Sapete quali legami d’affetto ardente mi legano a voi, ai fratelli e a tutti. Siate forti sapendo che lo sono stato anch’io. Vi abbraccio, Gianfranco».

Gianfranco Mattei e il suo messaggio scritto in via Tasso prima di morireGianfranco Mattei e il suo messaggio scritto in via Tasso prima di morire
TRADUTTORE PER I PARTIGIANI - A regalare una copia di quel messaggio del febbraio 1944 all’italiano che 68 anni più tardi ricopre la carica di capo dello Stato è stato un cittadino britannico la cui biografia sembra un patchwork di fotogrammi di storia del Novecento: Dennis Walters, insignito lunedì al Quirinale del grado onorifico di grande ufficiale al merito della Repubblica italiana. Classe 1928, madre italiana e padre inglese, Walters è stato a quindici anni traduttore di piani abbozzati dalla Resistenza per un’insurrezione a Roma e destinati agli anglo-americani, adolescente che si fingeva allievo del collegio San Giuseppe De Merode e accompagnava Mattei in giro per Roma, poi con la Liberazione della capitale d’Italia il ragazzo che guidò gli Alleati in via Tasso. Finita la guerra Walters è stato assistente del presidente dei tory britannici lord Quintin Hailsham. Dal 1964, deputato conservatore. Nel secondo dei suoi tre matrimoni, marito di una nipote di Winston Churchill, Celia Kennedy.

La copertina del libro di WaltersLa copertina del libro di Walters
RIFUGIATI AL SAN GIUSEPPE – Nel suo libro «Not always with the pack», non sempre con il branco, ripubblicato in Italia nel 1991 da Ponte alle Grazie con il titolo Benedetti Italiani, Benedetti Inglesi, Walters ha raccontato un lato di Roma durante l’occupazione tedesca che può essere sfuggito a quanti adesso considerano il San Giuseppe De Merode soltanto una scuola di tradizione per ragazzi benestanti. I fratelli del collegio cattolico avevano dato rifugio a una quarantina di persone tra ufficiali antifascisti, ebrei perseguitati dalle leggi razziali di Mussolini, jugoslavi e monarchici legati al colonnello Giuseppe di Montezemolo, più avanti ammazzato dagli occupanti alle Fosse Ardeatine. «Questi monaci sono una banda eccezionale», il giudizio dell’autore del libro.

CANTINA CON MURO GIREVOLE - Per proteggere gli ospiti clandestini da temuti rastrellamenti, nella cantina della scuola c’era «un dispositivo» che faceva «ruotare una parte del muro», e dietro «un’altra stanza, umida, fredda, buia e piena di muffa»: «La parete torna al suo posto e nessuno potrebbe notare la differenza». Il padre di Dennis, che soffriva di claustrofobia, concordò quando il figlio gli disse che sembrava una trappola per topi ed entrambi pensarono a tenersi pronti a vie e modi di fuga alternativi. A Roma liberata, il San Giuseppe dette a Walters l’impressione di aver cambiato ospiti segreti: fuggiaschi della parte avversa. Ma Dennis, sebbene non fosse più Mario Cambi, non se la sentì di denunciare i religiosi che lo avevano protetto.

NAZI-FASCISTI, TORTURE E FESTE – Scelta grata e generosa, se si considerano i rischi corsi mesi prima di poter ascoltare in libere manifestazioni capi e dirigenti dei partiti ricostituiti, Don Sturzo, De Gasperi, Togliatti, Nenni, Parri, Cianca, Saragat e altri. Dalle memorie di Walters sul periodo dell’occupazione nazista: «C’è una ragazza della Resistenza che si prostituisce per poter penetrare in uno dei luoghi di tortura usati dalla milizia repubblichina. Un nostro amico dice che le sue descrizioni sono davvero incredibili. In una stanza c’è la camera di tortura, che comunica con lo studio di un ufficiale, e poi c’è una saletta dove si svolgono orge e festini. Ogni tanto, un ufficiale esce dalla sala (…) e quando le porte restano aperte, tutti possono sentire le urla d’agonia dei disgraziati sottoposti alla tortura».

IL CONSERVATORE E IL PROGRESSISTA - L’ex ragazzo della Resistenza diventato oggi grande ufficiale è già “Sir” per volontà della corona britannica. Da parlamentare, si è occupato di Medio Oriente appoggiando i palestinesi e schierandosi «contro il sionismo politico». Su questo Napolitano, che del sionismo ha preso le difese e di Israele è amico, si dimostra pluralista. E’ il particolare amalgama di affinità e differenze a rendere non ordinaria l’onorificenza di domani. Walters a Roma incrociò il comunista Giorgio Amendola, che di Napolitano è stato maestro, ma pur stimandolo ha sempre diffidato degli «ismi», socialismo compreso. A Napolitano il dialogo con chi ha opinioni diverse piace. Con premesse del genere, in più, le differenze tra un progressista e un conservatore gli è facile farle passare in secondo piano.

Maurizio Caprara10 novembre 2012 (modifica il 12 novembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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